I bambini della strada

Oggi sul giornale (“La Repubblica”) ho letto sul primo film italiano presentato quest’anno al festival di Venezia: “Pa – Ra – Da” di Marco Pontecorvo.

Durante il corso per i mediatori interculturali, il docente di etnopsichiatria mi ha chiesto di elaborare uno scritto su questo fenomeno che sembra sia tra le prime righe sul biglietto da visita della Romania. L’analisi che ho fatto non è esaustiva, però forse aiuta conoscere le cause del fenomeno.

Cristina

Breve analisi del fenomeno “i bambini della strada” in Romania

Per poter entrare a far parte dell’U.E., Romania doveva fare alcuni cambiamenti legislativi e non solo nei vari settori; tra questi c’era anche la riforma del sistema di protezione del bambino. Tanti soldi della Comunità Europea sono stati mandati prima e dopo per risolvere questo problema. Si può pensare che qualche soluzione sia stata trovata perché dal 2007 la Romania è diventata uno degli stati comunitari.

Allora, come si potrebbe spiegare una notizia uscita il 23 febbraio 2008 sui giornali romeni: “Gli “aurolacii” tirati fuori dalle fogne prima del Summit NATO di Bucarest” ? Il fenomeno dei bambini di strada sarà ancora così diffuso per dare fastidio agli ospiti stranieri ? C’è una legislazione valida al riguardo che viene applicata? La situazione è presente solo a Bucarest, oppure è estesa a tutto il paese? Si conoscono le vere dimensioni del fenomeno? Sono tutte domande con una risposta difficile da trovare.

Comunque, per poter comprendere il fenomeno bisognerebbe sapere com’è comparso, quali sono state le cause dell’apparizione dei bambini di strada in un paese che per più di 50 anni è vissuto sotto un regime comunista dittatoriale. Durante questo periodo esisteva una politica che incoraggiava le nascite e vietava gli aborti, ma le condizioni di vita non permettevano la crescita di più bambini. Così, tanti di questi bambini erano affidati agli orfanotrofi o ad altre strutture statali che si occupavano della loro crescita ed educazione. Tutte queste strutture erano organizzate in modo centralizzato e rigorosamente controllate dallo stato, in quanto in un regime comunista non potevano esserci bambini abbandonati. Dopo la “Rivoluzione” del 1989 gli orfanotrofi sono rimasti senza coordinamento e anche senza finanziamenti. Pian piano alcuni dei bambini hanno incominciato a scappare, senza che nessuno si  preoccupasse delle loro sorti. Questa sorte di “emorragia” ha continuato fino al 1997 quando è stata promulgata una prima legge nell’ambito della protezione del bambino. (Ordinanza del Governo n.26/1997). Nel 2001, con la Decisione del Governo n.216, si fa un altro passo importante nell’ambito con l’istituzione dell’Autorità Nazionale per la Protezione del Bambino e l’Adozione. Le due leggi cercano principalmente di prevenire l’estendersi del fenomeno. Guardando però con attenzione le due date (1997 e 2001) è facile capire perché sono stati adottati due atti normativi così importanti in quei precisi momenti: nel 1996 e, successivamente, nel 2000 in Romania ci furono le elezioni e diversi cambiamenti politici. Quindi, sembra che ci sia un interesse solamente elettorale per questo settore sociale molto importante e delicato, che dovrebbe preoccupare sia la classe politica, sia la società civile, in uguale misura e in modo continuo.

Anche se nell’analisi della situazione dei bambini della strada e sfruttati nelle forme più gravi di lavoro,  si sono implicate tante organizzazioni e associazioni internazionali e locali, non si è riuscito ad avere dei dati statistici precisi: questi variano da 1.500 a 10.000 – dati UNICEF 1997, fino a 70.000 – dati del Istituto Nazionale di Statistica Rumeno 2004. E’ molto difficile sapere il loro numero anche perché, provenienti dalle famiglie separate o dagli orfanotrofi, la maggior parte non ha i documenti e alcuni si spostano da una città ad un’altra con il treno.

Il fenomeno non è specifico della capitale, ma è diffuso nelle principali grandi città del paese: Iasi, Galati, Bacau, Braila, Constanta, Ploiesti, Craiova, Brasov, Timisoara. Vivono nelle stazioni ferroviarie, della metropolitana, oppure nelle fogne (“aurolacii”). L’età media è di 12 anni con limiti approssimativi tra i 6-7 anni fino ai 21-25 anni; hanno un livello di istruzione bassissimo (quasi analfabeti). Secondo uno studio svolto dall’Organizzazione “Salvati i Bambini” di Bucarest nel 2005, i bambini sono privati delle necessità  fondamentali (riposo, cibo e riparo) e esposti alle varie forme di abuso (violenze fisiche: botte, stupri, sforzi fisici superiori alle loro capacità; violenze psichiche: offese, discriminazioni). Come conseguenza della scarsa alimentazione, delle condizioni “abitative” e delle droghe utilizzate (colle, solventi – la più nota aurolac da cui il nome degli abitanti delle fogne) sono spesso vittime della tubercolosi, epatite e vari tipi di dermatite. Non si può dire che abbiano una struttura organizzata, però possono essere raggruppati in tre categorie. La prima è formata dai bambini che vivono sulla strada in modo permanente: sono gli orfani o provenienti da vari istituzioni, mentre la seconda categoria è rappresentata dai bambini che vivono sulla strada uno o più giorni della settimana. Queste due categorie sono conosciute come “i bambini della strada”. La terza include i bambini che vivono sulla strada solo durante il giorno, e la sera tornano dalle loro famiglie, molto povere ; questi vengono chiamati “i bambini sulla strada”. Il loro rapporto con le associazioni e organizzazioni si riduce al solo procurarsi del cibo, vestiti, ogni tanto lavarsi e per i più piccoli anche un riparo.

Questo è il fenomeno dei bambini di strada, non solo un problema di povertà, ma  vittime di un regime dittatoriale e del passaggio da un tipo di società ad altra, la mancanza di educazione sociale in genere, l’assenza di un interesse continuo della classe politica e della società civile. Per adesso tutte queste vittime sono utilizzate per attirare l’attenzione e, di conseguenza, i soldi delle organizzazioni e fondazioni internazionali e principalmente dell’Unione Europea, soldi che purtroppo non arriveranno mai alla fine della catena – i bambini della strada – ma finiranno molto prima, nelle tasche dei politici, più piccoli o più grandi. In Romania c’è anche un detto “Fino al Dio ti mangiano i santi”.

 

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